(da Ameglia Informa di marzo 2024)

(Segue dal numero precedente)

Il primo a venire fu Eugenio Montale (foto sopra), verso la fine degli anni ’20, con il commediografo carrarese Cesare Vico Lodovici. Contrariamente a ciò che si è ritenuto, infatti, egli non arrivò qui per la prima volta nel 1933 con Elio Vittorini e Giansiro Ferrrata (e altri che, come loro, gravitavano attorno all’ambiente fiorentino e alla rivista “Solaria”), bensì fu proprio lui a trascinarli qui. In seguito (già nel ’39 – ’40)

Montale non si fece più vedere poiché preferì Forte dei Marmi come luogo di vacanza con la “Mosca”, la moglie, via da quella Liguria che non gli aveva dato i riconoscimenti che si aspettava.

Tuttavia dedicò a Bocca di Magra un racconto La casa sul Magra” e la poesia “Il ritorno”, in cui è nominato il barcaiolo Duilio, che traghettava la gente dall’una all’altra riva del fiume, quando ancora non c’era il ponte a collegarle. Per la cronaca esso è stato costruito nel 1961.

Vittorini, invece, era assiduo frequentatore in quanto venivano spesso i parenti di sua moglie, i Varisco, e dal 1945 al 1954 attirò molti intellettuali e amici, per poi non tornare più (ad eccezione dell’anno prima in cui morì, nel 1965, per un’ultima visita mentre era già malato) a causa dell’insofferenza che gli derivava dal progressivo affollamento turistico della zona.

Egli non ha lasciato testimonianze scritte (perlomeno “letterarie”) su Bocca di Magra, però ce ne offre una descrizione una scrittrice che spesso si recò lì, cioè Marguerite Duras che, nel romanzo “I cavallini di Tarquinia”, racconta di un certo Ludi che altri non è che Vittorini in vacanza. Il libro parla pure della terrazza della locanda il Pilota, di Eolo e le figlie, sede di serate danzanti situata sull’altra riva (sinistra), a Fiumaretta.

Le musiche arrivavano sulla riva destra all’orecchio di un altro grande della letteratura italiana, che fu anche l’ultimo ad andarsene, che è Vittorio Sereni (“Ma intanto si disuniva la bella sera sul mare e sui discorsi sui tavoli sui recinti di canne dove ballavano scalzi el pueblo del alma mia…”). Celebre è la poesia “Un posto di vacanza”, che descrive la Bocca di Magra del 1951, quasi in ideale continuità con “Il ritorno” di Montale. Il componimento, rielaborato in un quindicennio, evoca uno spazio “vissuto” e non pietrificato in un immagine statica, puramente descrittiva, con un po’ di rimpianto per come era Bocca di Magra prima, senza tutte quelle barche e la gente giunta in massa.

Lo stesso passaggio dal- l’una all’altra riva prima non era percepito come qualcosa di ordinario, ma “sembrava comportare una decisione importante, significativa; e anche più, un rituale, un sortilegio, quasi si trattasse del trapasso da un mondo a un mondo diverso”. In “Un posto di vacanza” si ritrovano ancora tracce della linea gotica, dei bunker tedeschi e della zona militare a Punta Bianca.

A proposito di Sereni, si ricorda una dedica speciale fatta a Carlo Germi: “In memoria di Carlo Germi detto Sans façon…. uomo di vista lunga e di schietto sentire chiamò questi luoghi e li propose senza snaturarli facendoli ospitali, desiderabili, prediletti a quanti vennero dopo”.

Tra gli interlocutori di Sereni nella poesia c’è Franco Fortini (con cui ci furono anche scambi epistolari), che stava in affitto fin dal ’46 a Fiumaretta (in una casa che sembrava un dado grigio a quattro passi dal Pilota, si dice) e andava spesso a pescare in solitudine per via del suo carattere scontroso e chiuso, a quanto ricorda la gente. In seguito si avvicinò a Bocca di Magra in virtù della presenza di Giulio Einaudi, per cui effettuava alcune traduzioni.

Negli Anni ‘60 decise di prendere una casa presso la località di Bavognano, vicino a Montemarcello (da cui si vede bene anche Bocca di Magra), la casa di tutte le estati, luogo che fa da sfondo a poesie ed è ritratto in disegni e pitture che raffigurano di volta in volta le Alpi Apuane, la foce del Magra e Montemarcello.

L’attaccamento a questi luoghi è talmente forte che le sue ceneri vennero poste per sua volontà proprio nel cimitero di Montemarcello.

Anche Mario Soldati fu un affezionato frequentatore del “posto di vacanza” e scrisse un racconto, “La palla da tennis”, ambientato in questo angolo di paradiso, con particolare riguardo al paesaggio che si gode da Villa degli Olivi.

Suo luogo di elezione successivo fu Tellaro (frazione di Ameglia fino al 1939), dove si trasferì definitivamente nel 1973, dopo avervi trascorso alcune estati.

Egli ebbe l’opportunità di girare anche le zone limitrofe in virtù della realizzazione, a cavallo tra gli Anni ’50 e ’60 di una trasmissione televisiva di cui fu il protagonista, “Viaggio nella valle del Po alla ricerca dei vini genuini”, le cui impressioni sono riportate nel libro “Vino al vino”.                      (segue)

Marta Morelli