(da Ameglia Informa di agosto, settembre e ottobre 2021)

L’otto maggio 2021 l’Archivio di Stato di La Spezia ha pubblicato su Instagram la Lettera del prefetto della Spezia al Ministero degli Interni datata 7 aprile 1946 con oggetto “Tentato imbarco calndestino di Ebrei” (sopra le prime tre pagine)

Nel numero di febbraio 2018 Ameglia Informa pubblicò in anteprima un dispaccio dei servizi segreti americani datato 2 maggio 2946 che evidentemente faceva riferimento anche a questa lettera della prefettura e della questura della Spezia.

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L’otto maggio 2021 (75 anni dalla partenza del Fede e Fenice dalla Spezia) l’Archivio di Stato della Spezia ha pubblicato su Instagram la lettera della Prefettura della Spezia al Ministero degli Interni datata 7 aprile 1946 con oggetto “Tentato imbarco calndestino di Ebrei”.

Noi di Ameglia Informa avevamo già parlato di questi eventi nel numero di febbraio 2018 dell’allegato Lerici In… in anteprima, pubblicando integralmente un dispaccio dei servizi segreti americani datato 2 maggio 1946 che faceva riferimento, oltre che a notizie raccolte in giro, anche di documenti ufficiali delle Autorità periferiche locali come Questura e Prefettura. Di seguito la trascrizione del documento base, restato segreto sino ad ora.

N° 03522      La Spezia 7-4-1946

OGGETTO: Tentato imbarco clandestino di ebrei.

Al Ministero degli Interni

Direzione Generale di P.S.

R O M A

Alcune settimane orsono, la locale Questura aveva sentore di un certo fermento in ambienti politici di sinistra, determinato dal circolare di insistenti voci circa un prossimo espatrio clandestino attraverso il porto di La Spezia, di ex fascisti e militari della SS. Tedesca. Successivamente, veniva informato anche da fonte fiduciaria, che due motonavi da carico di modesto tonnellaggio, ancorate da qualche giorno nel locale porto, stavano per caricare ingenti quantitativi di viveri, di gran lunga superiore all’effettivo fabbisogno del modesto numero dell’equipaggio.

In seguito a questa seconda segnalazione, avvalorante la prima il giorno 3 aprile d’intesa e con il concorso del Comando Compagnia della Guardia di Finanza, si procedeva ad una accurata ispezione alla motonave “FEDE” di circa 1.000 tonnellate, riscontrando che effettivamente su di essa erano state caricate diverse tonnellate di viveri e che era stata mutata l’attrezzatura di battello da carico in trasporto di passeggeri.

Si intensificava quindi la vigilanza sul molo Pirelli dov’era ormeggiata la nave. Durante la notte, infatti, giungevano alcune auto, con a bordo un individuo in divisa militare alleata e tali Musso, agente marittimo, Maranzana dell’omonima società di navigazione di Genova e Bergiacchi, noto industriale di La Spezia, i quali dichiaravano che la motonave doveva portare in Palestina alcuni ebrei ex internati nei campi di concentramento tedeschi e che detto trasporto era perfettamente regolare, tanto che sarebbero stati scortati dalla Military Police.

Successivamente alle. ore 1.25 del 4 aprile sopraggiungeva una jeep con 4 individui anche essi in divisa alleata, che richiesti però dei documenti di identificazione, dagli agenti di servizio si allontanavano rapidamente.

Disposto l’inseguimento della camionetta, questa veniva rintracciata qualche ora dopo sulla strada di Sarzana, incolonnata con altri 37 automezzi, carichi di circa mille persone di razza ebraica, uomini, donne, e qualche bambino tutti sforniti di documenti di identificazione e pilotati da autisti in divisa militare alleata, anche essi di razza ebraica ma senza scorta alcuna di polizia militare.

Scortati i camion e le persone sul molo Pirelli, si procede al fermo degli automezzi e delle persone in attesa di disposizioni del Comando Alleato di Genova, subito informato della cosa.

Da quanto sopra sommariamente esposto e dalle indagini successivamente svolte è risultato che il Musso, nella sua qualità di Agente marittimo, il Maranzana quale armatore delle motonavi “FEDE” e “FENICE”, rispettivamente di proprietà di tale Daccò e Bonino di Genova, avevano avuto l’incarico di preparare l’imbarco di ex internati stranieri di religione ebraica e che all’uopo avevano interessato la ditta Bergiacchi di La Spezia per trasformare le motonavi da carico in navi trasporto passeggeri.-

La stessa ditta Bergiacchi aveva poi provveduto ad immagazzinare alcune tonnellate di viveri (riso, cioccolato, caffè, cacao) con imballaggio su cui si leggevano diciture in lingua inglese, nonché notevoli quantitativi di nafta, parte caricati sulla “FEDE” in quantitativi sufficienti per il vettovagliamento di mille persone per dodici giorni e parte ancora nei magazzini della ditta evidentemente destinati alla motonave “FENICE”. Tali viveri sono stati, secondo egli afferma, portati da camion militari alleati, in diverse riprese. 

Non essendo quindi risultato regolare detto trasporto e non avendo il Comando Militare Alleato di Genova confermata l’autoriz-zazione di esso da parte delle Autorità Alleate, si procedeva al fermo delle persone, tra cui anche il Musso, i1 Maranzana ed il Bergiacchi, degli automezzi, delle motonavi e dei viveri, parte caricati sulla nave “FEDE” e parte depositati nei magazzini della Ditta Bergiacchi, ponendoli tutti a disposizione dello stesso Comando Militare Alleato di Genova.-

Nelle prime ore del mattino la notizia del fermo di un così notevole numero di persone e della motonave sulla quale avrebbero dovuto imbarcarsi, determinò in larghe masse della popolazione, spe-cie in quella operaia appartenente politicamente ai partiti di sinistra un vivissimo fermento, con propositi di ef-fettuazione immediata di scioperi e di atti di grave violenza contro i presunti elementi fascisti fermati in porto.-

Fu perciò necessario rinforzare notevolmente i servizi di vigilanza e farvi apparire anche un’autoblinda in difesa degli ebrei.-

Lo sciopero fu scongiurato dopo che gli organi sindacali ed alcuni componenti del C.L.N., anche essi, in sulle prime diffidenti, non furono convinti che trattavasi effettivamente di ebrei e non di fascisti, intervennero a calmare gli animi.-

Intanto la Commissione Alleata di Genova richiese il manteni­mento assoluto del fermo di tutte le persone già fermate e mantenendosi in frequentissimo contatto telefonico con la Questura inviava da Genova prima un sottufficiale della polizia e successivamente Ufficiali per rendersi più esatto conto della situazione.-

Non essendo quindi risultato regolare detto trasporto e non avendo il Comando Militare Alleato di Genova confermata l’autoriz-zazione di esso da parte delle Autorità Alleate, si procedeva al fermo delle persone, tra cui anche il Musso, i1 Maranzana ed il Bergiacchi, degli automezzi, delle motonavi e dei viveri, parte caricati sulla nave “FEDE” e parte depositati nei magazzini della Ditta Bergiacchi, ponendoli tutti a disposizione dello stesso Comando Militare Alleato di Genova.-

Nelle prime ore del mattino la notizia del fermo di un così notevole numero di persone e della motonave sulla quale avrebbero dovuto imbarcarsi, determinò in larghe masse della popolazione, spe-cie in quella operaia appartenente politicamente ai partiti di sinistra un vivissimo fermento, con propositi di ef-fettuazione immediata di scio-peri e di atti di grave violenza contro i presunti elementi fascisti fermati in porto.-

Fu perciò necessario rinforzare notevolmente i servizi di vigilanza e farvi apparire anche un’autoblinda in difesa degli ebrei.-

Lo sciopero fu scongiurato dopo che gli organi sindacali ed alcuni componenti del C.L.N., anche essi, in sulle prime diffidenti, non furono convinti che trattavasi effettivamente di ebrei e non di fascisti, intervennero a calmare gli animi.-

Intanto la Commissione Alleata di Genova richiese il manteni­mento assoluto del fermo di tutte le persone già fermate e mantenendosi in frequentissimo contatto telefonico con la Questura inviava da Genova prima un sottufficiale della polizia e successivamente Ufficiali per rendersi più esatto conto della situazione.-

Sempre a mezzo telefono assicurava che avrebbero provveduto alla sistemazione degli ebrei fermati.-

Nella serata dello stesso giorno il predetto Comando a mezzo dei propri Ufficiali, provvide a lasciare in libertà gli autisti militari inglesi, in totale circa 40 conducenti, i 37 autocarri e la jeep di proprietà militare alleata avviandoli a Capua.- Il giorno dopo provvide a fare tradurre a Genova un sergente militare inglese, che dichiarava di essere uno studente in fisica e matematica e due soldati, uno dei quali la sera precedente si era spacciato per maggiore, tutti e tre di razza ebraica e sembra palestinesi.-

Il contegno di tutti questi elementi ebraici è quanto mai ostruzionistico ed improntato alla più tenace resistenza passiva.- Essi sono in numero di 611 uomini, 400 donne e 3 ragazzi, dai 10 ai 14 anni. Sono tutti giovani, tanto gli uomini quanto le donne e la loro età media si aggira dai 18 ai 30 anni. – Vi sono 50 nuclei familiari ma di cui 40 famiglie sono formate di marito e moglie senza figli.-

Sono tutti sprovvisti di documenti di identità e si rifiutano in modo assoluto di rispondere a qualsiasi chiarimento loro venga chiesto circa la località di partenza e quanto altro possa essere utile a sapersi, relativamente alla loro spedizione clandestina.  

Nelle prime ore del mattino la notizia del fermo di un così notevole numero di persone e della motonave sulla quale avrebbero dovuto imbarcarsi, determinò in larghe masse della popolazione, specie in quella operaia appartenente politicamente ai partiti di sinistra un vivissimo fermento, con propositi di effettuazione immediata di scioperi e di atti di grave violenza contro i presunti elementi fascisti fermati in porto.-

Fu perciò necessario rinforzare notevolmente i servizi di vigilanza e farvi apparire anche un’autoblinda in difesa degli ebrei.-

Lo sciopero fu scongiurato dopo che gli organi sindacali ed al­cuni componenti del C.L.N., anche essi, in sulle prime diffidenti, non furono convinti che trattavasi effettivamente di ebrei e non di fascisti, intervennero a calmare gli animi.-

Intanto la Commissione Alleata di Genova richiese il manteni­mento assoluto del fermo di tutte le persone già fermate e mantenendosi in frequentissimo contatto telefonico con la Questura inviava da Genova prima un sottufficiale della polizia e successivamente Uffici ali per rendersi più esatto conto della situazione.-

Sempre a mezzo telefono assicurava che avrebbero provveduto alla sistemazione degli ebrei fermati.-

Nella serata dello stesso giorno il predetto Comando a mezzo dei propri Ufficiali, provvide a lasciare in libertà gli autisti militari inglesi, in totale circa 40 conducenti, i 37 autocarri e la jeep di proprietà militare alleata avviandoli a Capua.- Il giorno dopo provvide a fare tradurre a Genova un sergente militare inglese, che dichiarava di essere uno studente in fisica e matematica e due soldati, uno dei quali la sera precedente si era spacciato per maggiore, tutti e tre di razza ebraica e sembra palestinesi.-

Il contegno di tutti questi elementi ebraici è quanto mai ostruzionistico ed improntato alla più tenace resistenza passiva.- Essi sono in numero di 611 uomini, 400 donne e 3 ragazzi, dai 10 ai 14 anni. Sono tutti giovani, tanto gli uomini quanto le donne e la loro età media si aggira dai 18 ai 30 anni. – Vi sono 50 nuclei familiari ma di cui 40 famiglie sono formate di marito e moglie senza figli.-

Sono tutti sprovvisti di documenti di identità e si rifiutano in modo assoluto di rispondere a qualsiasi chiarimento loro venga chiesto circa la località di partenza e quanto altro possa essere utile a sapersi, relativamente alla loro spedizione clandestina.  

Si limitano solo a far comprendere che essi non intendono abbandonare la nave sulla quale si trovano,e di non essere disposti a proseguire il loro viaggio a La Spezia per nessun’altra località che non sia la Palestina, a costo di bruciare o far saltare la nave, nella quale si trovano e perire tutti.-

La Questura tuttavia ha potuto stabilire che si tratti di elementi ebraici in maggioranza sembra tedeschi e polacchi, provenienti in buona parte dai campi di concentramento come si rileva chiaramente a fuoco, indicanti la loro razza che ignobilmente i tedeschi impressero in modo indelebile nella loro persona.-

Nella giornata del 5 il Comando Alleato continuò a tenere colla Questura i suoi frequenti contatti telefonici, affermando che si stava studiando il modo di provvedere nel più breve tempo possibile alla loro siste­mazione.-

Sennonché in serata il predetto Comando comunicò che le decisioni da esso prese erano di ritirare, come già fatto, gli elementi militari protagonisti di questo affare e di lasciare tutti i civili a disposizione della questura perché trovandosi in territorio italiano si prevedesse nei loro con­fronti con la denuncia per i reati a loro imputabili a termini della legge italiana.-

Poiché tale decisione avrebbe messo in serio imbarazzo l’Ufficio sia per la sistemazione ed il vettovagliamento di oltre 1.000 persone, in considerazione anche delle precarie condizioni della città disastrata dalle operazioni belliche e sia per ragioni di umanità il Questore, in piena intesa con lo scrivente, i1 mattino del 6 aprile si recava a Genova per indurre il Comando Alleato a prendere una decisione diversa e più favorevole agli ebrei.-

Difatti il Comando Alleato, in tele sollecitudine, preannunciava l’arrivo per il giorno successivo di un ufficiale e di alcuni marinai inglesi per effettuare il trasferimento della motonave e delle persone da La Spezia a Chiavari.-

Sennonché  il mattino successivo il Capitano delle Marina Inglese, incaricato del trasporto, giunto a La ‘spezia doveva desistere dal proposito per la resistenza calma ma risoluta,degli ebrei stessi che dichiaravano, come sopra si è detto, di non essere disposti a partire, se non per la Palestina.-

Avendo l’ufficiale chiesto istruzioni al proprio Comando questo decideva di sospendere il trasporto, in attesa di disposizioni del Comando Supremo Alleato del Mediterraneo che ha già inviato quì due suoi ufficiali.-

Nella mora di tali disposizioni gli ebrei continuano ad essere concentrati sul molo Pirelli di questo porto e sulla motonave “FEDE” in precarie condizioni d’igiene e di salute essendo qualcuno di esso affetto da tubercolosi per cui per uno è stato disposto il ricovero in ospedale.-

Faccio presente che la prolungata permanenza di tante persone in questa città per motivi vari da evitare, anche le gravi difficoltà di provvedere al loro vettovagliamento, quando fra sette o otto giorni verranno a mancare i viveri che essi hanno a bordo e che dovevano servire per la navigazione fino alla Palestina.-

Quegli altri ingenti quantitativi immagazzinati presso la Ditta Bargiacchi è già sequestrati dalla Questura d’intesa colla Guardia di Finanza sono stati già ritirati dal Comando Militare Allento con propri uomini, inviati qui a tele scopo.-

Prego quindi codesto On.le Ministero di voler far conoscere, con urgenza, che a me sembra di particolare caso richieda, le proprie determinazioni con le relative istruzioni per la sorte dei suindicati ebrei.-

                                               IL PREFETTO (firma illegibile)

               (nb Il testo può contenere qualche errore ma è stato lasciato come è scritto)

SF

(da Lerici In di febbraio 2018)

Dal “mare magnum” dei documenti desecretati dalla CIA, è venuto fortunosamente in nostro possesso questo dispaccio datato 2 maggio 1946 in cui vengono puntigliosamente descritti avvenimenti e personaggi implicati nel “Traffico clandestino degli ebrei verso la Palestina” che aggiungono nuova luce alle vicende delle motonavi “Fede” e “Fenice” partite alla volta della Palestina, allora ancora sotto Mandato Britannico, l’8 maggio 1946 con 1.014 ebrei sfuggiti ai campi di sterminio.

FS & MLE

La prima pagina del dispaccio (Archivio CIA)

Di seguito la nostra traduzione integrale del dispaccio segreto che, per la prima volta, viene pubblicato (SF).

“Qualche giorno fa (1° aprile 1946), la Questura della Spezia è stata informata che la motonave “Fede”, ormeggiata al molo Pirelli loc. San Bartolomeo della Spezia, veniva allestita come nave passeggeri.

A un capitano della Guardia di Finanza fu quindi ordinato di fare un’ispezione sulla nave col pretesto di controllare se ci fossero merci tassabili a bordo.

Il sopralluogo rilevò che erano stati realizzati centinaia di posti letto e che a bordo erano conservate grandi quantità di prodotti alimentari, costituiti da caffè, zucchero, olio, farina, riso, biscotti, carne in scatola, ecc.; questo cibo, proveniente dai magazzini degli Alleati, sarebbe stato sufficiente per le esigenze di 1200 passeggeri per almeno 15 giorni.

Alcune guardie furono lasciate a bordo e tutti i documenti trovati sulla nave, compreso il permesso di salpare dalla Spezia a Porto Empedocle (vuota) e da Porto Empedocle ad Ancona (con un carico di sale), sono stati sequestrati.

Qualche giorno dopo (3 aprile 1946), tre uomini chiesero di essere ricevuti dal questore della Spezia. Erano:

Giuseppe Musso, fu Bartolomeo e Maria Cappellano, nato il 27 novembre 1903 a Savona, residente al n. 3/6, piazza Leon Pancaldo, Savona, spedizioniere, comproprietario dell’agenzia marittima Musso & Marcucci di Savona, commissario del porto di Savona e membro del CLN di Savona;

Matteo Maranzana, di Andrea e Antonietta Segala, nato il 19 marzo 1894 a Genova ed ivi residente in via Marco Polo n° 12/5, ingegnere navale e comproprietario con Augusto Rolland di un negozio di vendita e acquisto macchinari in via san Luca 2 a Genova;

Renzo Bargiacchi fu Francesco e fu Aurelia Tognelli, nato il 7 dicembre 1892 a Pistoia, residente al n. 3, di via Tommaso alla Spezia, industriale.

Sono stati ricevuti dal commissario Alberto Perego (di Giovan Battista e Malvina Ricci), nato il 2 marzo 1913 a Genova) a cui hanno detto che la “Fede” era stata allestita come nave passeggeri su richiesta degli Alleati.

Hanno anche riferito che l’imbarcazione doveva trasportare alcuni rifugiati che dovevano arrivare quella stessa notte alla Spezia.

I rifugiati sarebbero stati trasportati da autocarri alleati e scortati dalla Polizia Militare americana.

Alle 01.45 del 4 aprile 1946 alcuni poliziotti e guardie di Finanza fermarono una jeep in cui c’era un sergente inglese e un ufficiale, con indosso un cappotto di pelle in dotazione alle truppe americane. Quest’ultimo ha detto che era un maggiore dell’esercito degli Stati Uniti, e che aveva il permesso per la partenza della nave.

Il capitano, incaricato della pattuglia, ha chiesto i documenti di identificazione ai due militari, nonché i permessi d’imbarco per i rifugiati, aggiungendo come stra-tagemma, che dovevano avvertire del fatto la polizia militare di Livorno che sarebbe arrivata a breve.

Sentendo questo, “i due soldati alleati” entrarono nel-la jeep allontanandosi immediatamente, nonostante l’ordine di fermarsi e lo sparo di alcuni colpi di mitra in aria. Una pattuglia della Questura, mandata subito dopo alla ricerca della jeep, ha incontrato nei pressi di Sarzana una colonna di 37 camion Dodge della brigata ebraica con circa 1000 ebrei polacchi di entrambi i sessi. I membri della Brigata (che dovevano essere trasferiti da Udine a Capua) non hanno voluto rivelare dove erano stati caricati gli ebrei. Si ritiene, tuttavia, che provenissero da Brescia. Tutti i membri del convoglio, così come i due soldati che viaggiavano sulla jeep, furono scortati alla Questura della Spezia.

Per ordine dell’85ª sezione del Port Security la colonna motorizzata è stata lasciata proseguire nello stesso giorno per Capua, mentre i profughi sono stati provvisoriamente imbarcati a bordo della “Fede”, tenuto sotto stretta sorveglianza della polizia e nutriti con i generi alimentari trovati a bordo della nave.

Musso, Maranzana e Bargiacchi sono stati sottoposti ad interrogatorio da parte di agenti e funzionari alleati presso la Questura della Spezia e, successivamente, tradotti al carcere della Spezia, dove sono ancora trattenuti a disposizione delle autorità alleate.

Musso ha dichiarato che proprietaria della nave “Fe-de” è la signora Daccò, che vive in piazza Giulio Cesare a Milano e il suo agente è Andrea Marcucci (dell’a-genzia marittima Musso & Marcucci). L’imbarcazione è stata costruita dai fratelli Serra di Savona nel loro cantiere di Cervo Ligure (pro-vincia di Imperia).

La sua capacità di carico è di 800 tonnellate e la velocità è di 7,5 miglia (italiane) all’ora.

Secondo la dichiarazione di Musso, la nave era stata inviata alla Spezia per l’installazione di attrezzature idrauliche e sanitarie, macchine ausiliarie, ecc., perché i lavori non potevano essere eseguite a Oneglia, dove erano stati istallati solo i raccordi preliminari degli impianti.

Musso ha detto anche che un certo Mayer, forse nativo di Trieste, un giorno chiamò il suo ufficio e lo informò che, in seguito agli accordi presi con la signora Daccò, la “Fede” doveva essere utilizzato per il trasporto di profughi ebrei verso la Palestina. Mayer assicurò Musso che il viaggio era stato autorizzato da funzionari americani e che nessun fascista era incluso tra i passeggeri. Mayer aggiunse che gli ebrei erano ex internati dei campi di concentramento tedeschi.

L’ing. Mario Pasina (o Pavini) [Si tratta dell’ing. Mario Pavia che ha collaborato con l’ing. Gualtiero Morpurgo – sono sicura perché Gualtiero e sua moglie Linda erano due miei cari amici – nota MLE] era il responsabile per la trasformazione del vascello a nave passeggeri. Il materiale necessario era stato portato alla Spezia da camion degli alleati. Nel suo ruolo di spedizioniere Musso si era procurato i permessi di navigazione verso Porto Empedocle e Ancona. Musso ha anche affermato che non sapeva che tipo di accordi erano stati presi tra la signora Daccò e Mayer.

Maranzana ha dichiarato di essere stato incaricato da Mayer per l’istallazione di macchinari a bordo della “Fe-de” e che incontrò la sig.ra Daccò a Milano. Dal momento che era impossibile realizzare i lavori a Oneglia, Maranzana, d’accordo con Bargiacchi, ha organizzato il trasferimento dell’imbarcazione alla Spezia (24 marzo 1946).

Sono stati installati accessori per l’alloggio dei passeggeri sotto la supervisione del-l’ing. Mario, di cui non conosceva il cognome.

Maranzana affermò che, quando sentì che la nave doveva essere usata per il trasporto di ebrei verso la Palestina, al momento non fece alcuna obiezione perché non aveva nulla in contrario e poi perché, in fondo, si sentiva solidale con gli ebrei.

Bargiacchi da parte sua ha dichiarato di essere stato incaricato da Maranzana per l’installazione dei motori e di tutto il resto a bordo della “Fede” e che non conosceva chi fosse il proprietario della nave. Il materiale necessario per i lavori di trasformazione era stato trasportato da motocarri degli alleati e non sapeva che la nave sarebbe stata utilizzata per il trasporto degli ebrei.

Va notato che Musso e Maranzana sono responsabili per lavori simili a quelli eseguiti sulla “Fede” in un’al-tra nave, la motonave “Fe-nice”, che attualmente è ormeggiata a Cadimare (La Spezia) e sorvegliata dalla polizia della Spezia. (Titolare della “Fenice” è Giuseppe Ansaldo, nato nel 1912 a Genova, e lo spedizioniere è Giacomo Bonino, fu Carlo, con uffici al n. 57 (rosso), Via Sottoripa, Genova).

Al comandante della “Fede” Ugo Faridone, nato nel 1899 a Lerici, e ai seguenti 11 membri dell’equipaggio, è stato impartito ordine assoluto di non lasciare la nave:

Attilio Leppi, 1° ufficiale, nato nel 1891,

Guido Galli, capo macchinista, nato nel 1894,

Giuseppe Paschetti, macchinista, nato nel 1897,

Lorenzo Giordano, nostromo, nato nel 1897,

Giovanni Vianello, cuoco, nato nel 1898,

Nazzareno Gregorio, marinaio, nato nel 1907,

Michele Mannella, marinaio, nato nel 1909,

Gabriele Spigno, marinaio, nato nel 1912,

Romualdo Gandolfo marinaio, nato nel 1917,

Carlo Dulbecco, marinaio, nato nel 1921,

Renato Rolla, marinaio, nato nel 1906.

Con riferimento al tentativo di espatrio dei 1.014 ebrei polacchi alla Spezia per mezzo della “Fede”, è sta-to accertato (23 aprile) che:

A) Il materiale necessario per allestire gli ormeggi è stato portato al molo dai camionisti alleati durante il periodo 25-30 marzo 1946. Il cibo (anche trasportato dai camion alleati) è stato stoccato nel magazzino dell’agenzia marittima Bargiacchi, situata nelle vicinanze del molo “Pirelli” e addetti del magazzino hanno rilasciato le ricevute per il materiale depositato in custodia a un certo Bergmann.

Ad eccezione del cibo trovato a bordo della “Fede”, tutte le derrate trovate nei locali di Bargiacchi (com-presi prodotti alimentari, benzina, ecc.) sono stati sequestrati e portati a Genova l’8 aprile 1946 da camion inglesi.

B) Giuseppe Musso al capitano comandante della Regia Guardia di Finanza della Spezia, in un primo momento ha asserito di non aver nulla a che fare con il lavoro svolto a bordo della “Fede”, poi ha ammesso il suo coinvolgimento, a seguito delle reiterate richieste di un certo Mayer, solo quando gli ha mostrato una lettera di un noto personaggio politico italiano (il cui nome non ha voluto rivelare), chiedendo che l’allestimento della “Fede” fos-se portato a termine ad ogni costo. Musso ha ammesso di aver ricevuto da Mayer un milione di lire in assegni della Banca Credito Italiano. La somma era stata quasi interamente utilizzata.

C) Renzo Bargiacchi ha dichiarato di aver speso circa 800.000 lire per lavori a bordo della “Fede” e che ha poi ricevuto 500.000 lire da Musso tramite Maranzana. La “Fede” fu comprata per soli 50 milioni di lire.

D) Il comandante Ugo Faridone (fu Angelo e fu Caterina Colotto, nato il 31 marzo 1899 a Lerici, dove vive al n. 2 di via Matteotti), è stato assunto dall’agente marittimo Marcucci nel febbraio 1946 e prese il comando della nave a Oneglia il 21 marzo 1946.

E) Lo spedizioniere Silvestro Belledonne (fu Francesco e fu Clotilde Girardengo, nato il 3 settembre 1890 alla Spezia, dove vive al n. 1 di via Massimo d’Azeglio) è stato incaricato da Marcucci delle pratiche doganali con l’autorità portuale della Spezia.

F) L’8 aprile 1946, la Questura della Spezia ha arrestato un ebreo polacco, Joseph Grunbaum (di Sigraum, nato il 30 luglio 1920 a Lodz), che era arrivato da Genova su un’automobile di proprietà di un certo Enrico Levi, originario di Padova. L’automobile aveva il numero di targa PD 18884. Grunbaum ha dichiarato di aver accompagnato due ragazze alla Spezia (di cui non conosceva il nome), a seguito dell’incarico da parte del suo datore di lavoro (Levi) che gli aveva ordinato di prendere l’automobile a Genova per alcune riparazioni. Grunbaum ha preso alloggio all’hotel “San Giorgio”. Nonostante le sue smentite si crede che sia collegato con il tentativo della partenza clandestina degli ebrei. Il 9 aprile 1946 Grunbaum, Musso, Maranzana, Renzo Bargiacchi e suo figlio Giorgio (nato il 2 gennaio 1923 alla Spezia), appena rilasciati sono stati fermati e arrestati a Genova dagli ufficiali alleati.

Nel frattempo sulla nave “Fede” gli ebrei tenuti in segregazione a bordo avevano preso alcune parti vitali dai motori perché avevano sentito dire che sarebbero stati trasferiti a Chiavari: le ridaranno indietro solo se alla barca sarà permesso di navigare verso la Palestina. A titolo precauzionale anche i funzionari portuali avevano tolto diverse parti dei motori a bordo della "Fede" per timore che i passeggeri avessero potuto salpare da soli.
Il morale a bordo della “Fede” è molto basso per le difficoltà incontrate dai profughi per andare in Palestina. Da tre giorni sono in sciopero della fame. Un medico inviato dalla Questura della Spezia ha riferito che ci sono molti ebrei gravemente malati a bordo della nave, e che lo sciopero della fame potrebbe peggiorare le loro condizioni. Gli ebrei hanno dichiarato che non vogliono che nessun membro della polizia salga a bordo. Vogliono parlare solo con ufficiali inglesi.
Il 10 aprile 1946 Harold Laski, leader del Labor Party inglese è salito a bordo della "Fede" e, dopo aver sentito le richieste degli ebrei, ha promesso che avrebbe informato il governo britannico della loro situazione".
 [Documento della C.I.G. (Central Intelligence Group in funzione tra l'O.S.S. del periodo bellico e la successiva C.I.A.) servizio segreto degli USA]