(da Ameglia Informa di maggio 2023)

Tutto il Golfo attende impaziente e anche un po’ ansioso l’arrivo dei bersaglieri che saranno da queste parti dal 22 al 28 maggio.

Come tradizione vuole, sarà un’invasione di cappelli piumati e di squilli di trombe perché, si sa bene, i nostri bersaglieri non marciano ma, lo hanno nel loro Dna, corrono e che cosa c’è di meglio del suono sonoro di un ottone, sia esso trombetta o chiarina o bombardino, per dettare il ritmo e rigenerare le energie che l’andatura rapida ha inevitabilmente consumato? Anche il 7° Cavalleria si serviva di quello strumento per annunciare il suo arrivo e incitare gli assediati a resistere: il trombettiere valeva forse anche più del tiratore scelto.

Per questo c’è un’aspettativa non da poco perché tutti non vedono il momento di sentire (finalmente!) la squilla della fanfara e poi tutti giù a battere le mani perché la banda dei bersaglieri è uno spettacolo che nessuno vuole perdere perché è una performance che per rivederla da queste parti chissà quanti anni ancora dovranno passare.

L’ultima volta sul Golfo fu, se non ricordo male, nel 2000 e il fatto che per il loro settantesimo raduno nazionale i fanti piumati abbiano scelto di tornare sul Golfo, vuol dire che di quella loro prima venuta servano un bel ricordo.

Oggi poi la loro presenza si dilata sull’intero territorio senza limitarsi a stazionare nel Comune capoluogo. Infatti, ci saranno delle “delegazioni” che porteranno la presenza del Corpo anche nei centri limitrofi perché la festa è più bella se a gioirne sono in tanti, se il divertimento si allarga e si riesce a coinvolgere chi fino a questo momento ne è rimasto escluso.

E poi, sfondo una porta aperta, il bersagliere è una figura che piace perché ispira simpatia con la sua immagine spavalda, allegra, briosa, a volte anche un po’ impudente e sfacciata. Per questo, se dici a una persona che un bersagliere, è come dirgli che starci insieme è bello perché è la somma di tutti quegli aggettivi.

Lei che se n’è andata poco tempo fa, girò tante pellicole e in una interpretò “la donna più bella del mondo” perché era in possesso di tutti i titoli per recitare in quel ruolo.

Eppure, tutti la ricordavano e la ricorderanno come la bersagliera perché in quella pellicola di settant’anni fa giusti, era una giovane donna arguta, vivace, disinvolta ma anche monella e perfino un po’ sfacciata. Caratteristiche poco belle che però, riscattava sempre con la sua estrema disponibilità.

Proprio come i soldati che vanno sempre di corsa al ritmo della fanfara, il cappello ornato da un cespuglietto di piume che il movimento fa ondeggiare ma mai ne modifica la classica posizione che li ha reso famosi, alle ventitré: indossato di sbieco, inclinato sul lato destro, assicurato dal sottogola ché gli sbalzi del movimento veloce non lo spostino.

Alberto Scaramuccia