(da Ameglia Informa di marzo 2018)

Riguardo all’Exodussi è fatta sempre una gran confusione con foto, racconti e film che fanno riferimento alla sua partenza.

La verità è quella che ci ha spiegato Ada Sereni nel numero di dicembre 2017.

   “Fino all’ultimo momento sembrava che dovesse partire da Bocca di Magra ma, considerazioni di politica internazionale sconsigliarono tale soluzione, così si preferì di farla partire dalla Francia, meno soggetta all’influenza inglese”.

La mistificazione storica, che si è sparsa in tutto il mondo sull’Exodus, è stata per il film “Exodus”. Un film del 1960 con Paul Newman, tratto dall’omonimo romanzo di Leon Uris, che però ha creato un bel po’ di confusione nella gente contaminando anche chi, in seguito, ha raccontato la storia.

La Exodus del film di Otto Preminger

Mai c’è stata una fuga di quelle dimensioni dai campi di detenzione di Cipro, mai una nave è stata sequestrata a Cipro per riportare 4.500 ebrei in Palestina. Il film e il romanzo si sono ispirati allo sciopero della fame attuato dagli ebrei in attesa della partenza dalla Spezia sulle navi Fede e Fenice (maggio 1946), cambiando tempi e location.

La confusione tra Fede, Fenice ed “Exodus 1947” continuavano anche su Wikipedia dove, solo ultimamente, è stata indicata la partenza esatta dal porto francese di Sète.

Non fa da meno la grande stampa che, in occasione della Giornata della Memoria 2018, pubblicava la foto del Film con la nave in partenza da Cipro in grande formato e con la didascalia: “La partenza della nave Exodus dalla Spezia, carica di ebrei sopravvissuti ai campi di concentramento” (foto sotto).

Peccato che la Exodus era quella del film e che comunque la vera Exodus partì da un porto francese!

Da notare poi nel confronto tra le due foto le differenze strutturali e costruttive.

Passiamo ora alla vera storia della “Exodus 1947”

La Exodus al suo arrivo nel porto di Haifa il 18 luglio 1947. La collezione fotografica nazionale della famiglia Pritzker presso la Biblioteca Nazionale di Israele

«Nella storia dell’immmgrazione ebraica dalle coste europee – ha scritto Mario Toscano nel libro La Porta di Sion – la vicenda della Spezia segnò una svolta sotto il profilo politico e sotto quello qualitativo». La riuscita dell’operazione “Fede” e “Fenice” portò alla costituzione nell’estate del 1946 della base operativa del Mossad le Aliyà Bet a Bocca di Magra ma nell’estate successiva le pressioni inglesi sull’Italia portarono all’abbandono anche di Bocca di Magra.

Così la Aliya Bet cercò di attirare nuovamente l’attenzione di tutto il mondo sul problema dell’immigrazione clandestina in Palestina con un imbarco imponente.

Giunse a proposito la disponibilità di un vecchio piroscafo da diporto, il President Warfield, acquistato negli Stati Uniti dal Mossad Le Aliya Bet nel novembre del 1946.

Dopo un primo restauro, alla fine del marzo 1947, la nave si diresse verso il Mediterraneo sotto bandiera honduregna. La stampa negli Stati Uniti “scopre” lo scopo della nave e l’intelligence britannica inizia a seguire da vicino la nave. Dopo una sosta in Francia la nave si diresse a Porto Venere dove venne ristrutturata nel cantiere dell’Olivo.

I primi di luglio la nave torna in Francia a Port de Bouc, dove fu attrezzata per arrivare a trasportare 4.530 persone che salirono a bordo a Sète.

Di notte, con una manovra pericolosa e furtiva, l’11 luglio 1947 la nave si allontana dal  porto di Sète ma fu subito intercettata e seguita dalle navi da guerra britanniche che, a 22 miglia al largo della Palestina, la circondarono con i cacciatorpedinieri Childers, Carità, Chieftain, e Dama, e l’incrociatore Ajax, e la speronarono su entrambi i lati nel corso di una feroce battaglia. Tre ebrei furono uccisi, tra cui il primo ufficiale americano, William Bernstein, e 146 restarono feriti.

I restanti 1.940 uomini, 1.632 donne e 955 bambini furono imbarcati a forza sulle navi Empire Rival, Ocean Vigor e Runnymede Park ma  non si diressero a Cipro perché i campi di detenzione non potevano ospitare un così grande numero di persone, bensì in Francia al largo di Port de Bouc da dove proveniva l’Exodus 47. La Francia però non consentì lo sbarco forzato, accettò solo l’accoglienza umanitaria di 103 passeggeri anziani.

Dopo tre settimane di stallo, gli inglesi furono costretti a dirigere le navi con i loro passeggeri alla loro zona di occupazione in Germania.

Lì furono deportati in due ex campi di detenzione nazisti circondati dal filo spinato. Il ritorno dei sopravvissuti in Germania fu come un boomerang per gli inglesi perché portò al deterioramento della loro immagine  nei confronti dell’opinione pubblica mondiale.

Sandro Fascinelli