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(da Ameglia Informa di marzo 2019)

I Remedi sono una delle più antiche famiglie nobili di Sarzana ma un ramo del casato viveva anche a Montemarcello, infatti risulta che Domenico Remedi, vicario generale di Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano, fosse figlio di Remigio Remedi di Montemarcello. Sicuramente una gran parte del paese di Montemarcello costituiva la corte del loro antico castello (vedi anche Ameglia Informa di novembre 2014). Tra le loro proprietà figura anche Villa Pratola di Ponzano Magra (ora in loc. Madonnetta lungo la via Cisa) risalente alla metà circa del XVIII secolo recentemente restaurata ed attualmente utilizzata per convegni, matrimoni e cerimonie.
Il marchese Andrea probabilmente per onorare il titolo nobiliare appena ricevuto, costruì anche la loro villa nella piana di Ponzano, tra la strada Romana, oggi SS. 62 della Cisa, e la strada per Bolano che correva parallela al fiume, appoggiata sulle terre alte che lo fiancheggiavano, da cui probabilmente il toponimo Alteda, terreno che il marchese Andrea nel 1723 aveva acquistato dal Sig. Lorenzo Maria Tognoni.
La tenuta fu attraversata alla fine del secolo XIX dalla ferrovia e dal Canale Lunense che corrono rispettivamente ad occidente e ad oriente del fabbricato. Per la sua posizione, centrale rispetto a tutto il territorio circostante che era prevalentemente agricolo, il fabbricato in origine venne destinato a magazzino per il grano e l’olio delle proprietà dei marchesi Remedi che si estendevano nella piana tra Sarzana e Santo Stefano Magra ed anche di altri coltivatori della zona.  È un edificio particolare che non ha eguali in Liguria, se si eccettua la villa La Motte, vicina a Sarzana, la quale ha delle scalinate esterne semicircolari molto vicine a quelle di villa Pratola, al punto da far pensare che i due edifici siano stati progettati dallo stesso architetto.

Nata prima come deposito assunse poi il ruolo di residenza estiva e solo nel XX secolo venne abitata continuativamente. In origine aveva pianta rettangolare e, solo in un secondo tempo,  sono state aggiunte le due ali laterali a sezione circolare e le due scalinate in marmo bianco.
L’interno, fondato su una grande cisterna utilizza al piano nobile il tipico modulo del salone passante fiancheggiato da due salotti per lato comunicanti tra loro mediante porte situate in prossimità delle pareti, per lasciare maggior spazio all’interno dei vani. La facciata in stile barocco è sormontata da uno stemma marmoreo del casato, mentre l’accesso è previsto attraverso le due scalinate simmetriche semicircolari che portano al piano nobile.

                 

Nel mezzo della facciata è posto un balcone in marmo sostenuto da due colonne doriche, di stile neoclassico, realizzato con probabilità nel corso del XIX secolo.

Allo stesso periodo risalgono le costruzioni dei due fabbricati simmetrici, uno a nord ed uno a sud della villa, aventi in origine finalità di servizio all’attività agricola, e il completamento del giardino.  La Villa, con l’eccezione del notevole intervento murario reso necessario per riparare i danni conseguenti al disastroso terremoto della Lunigiana e della Garfagnana del 7 settembre 1920, che causò 171 morti e 650 feriti circa (Magnitudo Richter: 6,5), non ha più subito sostanziali interventi di manutenzione fino al recente restauro finalizzato al mantenimento e alla valorizzazione delle strutture storiche.

 Sandro Fascinelli

I Remedi: una delle più antiche famiglie nobili di Sarzana e della Lunigiana Tra le figure più rappresentative della famiglia vanno ricordati Domenico Remedi, vicario generale nel 1466 di Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano; Andrea Remedi, insignito nel 1720 dall’imperatore d’Austria Carlo VI del titolo di Marchese del Sacro Romano Impero (fondatore di villa Pratola); Giulio Cesare Remedi, senatore della Repubblica di Genova nel 1760, ministro della Giustizia e ambasciatore di Genova a Parigi.  Nell’ottocento l’archeologo Angelo Alberto Remedi, che nel 1837 effettua i primi scavi dell’antica Luni. Raccoglie numerosi reperti archeologici marmorei e preziose monete di epoca romana che saranno poi ceduti allo Stato. Oggi sono nel Museo Archeologico di Firenze.

(da Ameglia Informa di aprile 2019)

Stemma dei Remedi  sulla facciata di villa Pratola

 Per completare la storia di villa Pratola, di cui al precedente numero, occorre ricordare che i Remedi nel ‘700 facevano parte dell’Accademia dell’Arcadia di Roma allora nel momento di maggior fulgore ma che esiste ancor oggi anche se solo formalmente. Oggi forse fa un po’ sorridere questo fatto, a seguito del discredito che la letteratura romantica ha riversato sull’Arcadia. In fondo l’Arcadia narrava la storia di pastori poeti che si ritrovavano in campagna per scrivere poesie e praticare sport “rusticani” e per sfidarsi in duelli poetici.  Oggi questo suscita un certo fastidio, ma al tempo, in cui non esistevano i mezzi di comunicazione di massa e in cui la stagione lirica e teatrale durava poco, il trovarsi a leggere e a scrivere poesie era uno svago importante e sentito. Serviva, in fondo, a fare vivere in modo lieto e stimolante le vicende di tutti i giorni.  Questo spiega in fondo il successo del libro del Sannazaro per quasi tre secoli e spiega anche come nel ‘700 nobili, prelati, uomini di cultura, di arti e di spettacolo facessero a gara per entrare nell’Accademia.

Forse anche villa Pratola nasconde un po’  l’aspirazione dei suoi costruttori a ritrovarsi in campagna a leggere e a comporre poesie.  Purtroppo di queste vicende rimane molto poco, almeno per quanto riguarda i Remedi di Sarzana, ma l’Accademia dell’Arcadia ha edito decine di libri di poesie, oggi del tutto dimenticate, tali però da suscitare un certo interesse per una società che si affacciava al mondo globalizzato del quale oggi ci sentiamo parte e del quale oggi si parla quotidianamente ma che ha avuto nella diffusione dei libri e delle riviste settecentesche, così come nell’incremento dei viaggi di istruzione (il famoso grand tour) i mezzi per diffondere ed uniformare la cultura europea.

Giuseppe Ceretti

(da Ameglia Informa di novembre 2014)

Storia dei marchesi Remedi a Montemarcello

Nella lunga storia di Montemarcello e del suo ruolo in Lunigiana [a partire dall’essere stato l’ultimo – e per due secoli insuperabile – limite all’espansione romana (sino al 155 A.C. quando il console Marcello conquistò il Caprione) per merito del coraggio e capacità guerriere dei suoi abitanti], una posizione importante l’ha avuta la famiglia Remedi.

Come ricordato nella documentatissima relazione dell’arch. Ghelfi in occasione dell’incontro culturale avvenuto lo scorso 5 settembre a Villa Marigola, [organizzato – come gli anni precedenti – dall’Associa-zione Dimore Storiche Italiane sezione Ligure, sotto la presidenza dell’avv. Giovanni Battista Gramatica di Bellagio], l’origine della famiglia Remedi è a Montemarcello.

Nelle Memorie storiche d’illustri scrittori e uomini insigni della Lunigiana dell’Abate Gerini di Fivizzano 1777-1836 (come segnala l’Arch. Ghelfi) a Montemarcello risiedeva Gian Rimedio Cursi nel 1287 (quando diede in sposa sua figlia Brandomia a Giovannello Remigio figlio del console Carenzio di Sarzana).

Da allora, la presenza dei Remedi nella politica ed economia del territorio è una costante e l’importanza che Montemarcello ha avuto nella vita dei marchesi Remedi è documentata dall’innalzamento della cappella  di San Giovanni (1573) nella chiesa di San Pietro (nella quale l’arch. Ghelfi ipotizza che sia stato inserito l’altare nel 1685) e dalla lastra di marmo tolta dall’altare e ancora esistente nella casa che prese il posto dell’antico palazzo nobiliare nel centro del paese (foto sotto).

   

Successivamente all’introduzione del prof. Giuseppe Benelli, docente di filosofia del linguaggio all’Università di Genova, che ha inquadrato storicamente la famiglia Remedi [tratteggiando le figure più importanti che, nel corso dei secoli, hanno rivestito importanti ruoli pubblici], nella dotta relazione dello storico dott. Diego Del Prato si dettaglia la figura di Domenico Remedi.

Figlio di Remigio Remedi di Montemarcello e di Giulia Malaspina dei marchesi di Ugliano delle terre dei Bianchi, Domenico nacque intorno al 1435 e si distinse nella guerra tra Ameglia e Sarzana, quando difese con le armi le prerogative del duca Francesco Sforza di Milano su Ameglia (a quei tempi, sotto la dominazione milanese degli Sforza; ne fa ricordo la piazza del Castello, intitolata a Francesco Sforza).

Nel 1466, soprattutto per l’impresa militare a sostegno del duca su Ameglia, Domenico Remedi venne nominato vicario generale in Lunigiana.

La lunga storia dei Remedi in Lunigiana è stata, nel corso del convegno, puntualizzata dalla d.ssa Pia Spagiari Benifei, servizio Programmi Culturali della Regione Liguria, che ha focalizzato l’attenzione sulla personalità di Cesare Remedi, senatore della ricostituita Repubblica Ligure (retta nuovamente dal Doge tra il 1803 e il 1805) e attivo nel dare un ruolo importante a Sarzana con l’istituzione del tribunale autonomo e l’attribu-zione di capoluogo della giurisdizione del Golfo di Venere.

Infine, l’intervento conclusivo della d.ssa Marcella Mancusi, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria, si incentra sulla figura di Angelo Remedi, protagonista della ricerca archeologica a Luni.

A seguito di accurati interventi di scavi nelle sue proprietà, il marchese ebbe la possibilità di reperire importanti testimonianze romane che entrarono a far parte sia della collezione sabauda che della sua collezione privata, successivamente parzialmente acquisita dal Museo Archeologico di Firenze.

Da Montemarcello a Luni si conclude così (per il momento!) l’attivo ruolo della famiglia Remedi sul nostro territorio; Montemarcello rimase sempre una forte presenza nella storia della famiglia che vi possedeva ampie estensioni di terreni e – sino al 1980 – anche l’abitazione del marchese Roberto Remedi, quando fu venduta l’ultima proprietà sita alla Marrana, oggi sede del Museo La Marrana arteambientale.

Gianni Bolongaro