(da Lerici in di febbraio 2018)

Dal “mare magnum” dei documenti desecretati dalla CIA è venuto fortunosamente in nostro possesso questo dispaccio, classificato segreto, datato 2 maggio 1946 in cui vengono puntigliosamente descritti avvenimenti e personaggi implicati nel “Traffico clandestino degli ebrei verso la Palestina” che aggiungono nuova luce alle vicende delle motonavi “Fede” e “Fenice” partite alla volta della Palestina, allora ancora sotto Mandato Britannico, l’8 maggio 1946 con 1.014 ebrei sfuggiti ai campi di sterminio.

FS & MLE

Documento-CIA-FEDE

2 maggio 1946 – Secret control (U.S. only) omissis pag. 1 e 2

Di seguito la traduzione integrale del dispaccio segreto che, per la prima volta, viene pubblicato.

da pagina 3: La Spezia

“Qualche giorno fa (1° aprile 1946), la Questura della Spezia è stata informata che la motonave “Fede”, ormeggiata al molo Pirelli loc. san Bartolomeo della Spezia, veniva allestita come nave passeggeri.

A un capitano della Guardia di Finanza fu quindi ordinato di fare un’ispezione sulla nave col pretesto di controllare se ci fossero merci tassabili a bordo.

Il sopralluogo rilevò che erano stati realizzati centinaia di posti letto e che a bordo erano conservate grandi quantità di prodotti alimentari, costituiti da caffè, zucchero, olio, farina, riso, biscotti, carne in scatola, ecc.; questo cibo, proveniente dai magazzini degli Alleati, sarebbe stato sufficiente per le esigenze di 1200 passeggeri per almeno 15 giorni.

Alcune guardie furono lasciate a bordo e tutti i documenti trovati sulla nave, compreso il permesso di salpare dalla Spezia a Porto Empedocle (vuota) e da Porto Empedocle ad Ancona (con un carico di sale), sono stati sequestrati.

Qualche giorno dopo (3 aprile 1946), tre uomini chiesero di essere ricevuti dal questore della Spezia. Erano:

Giuseppe Musso, fu Bartolomeo e Maria Cappellano, nato il 27 novembre 1903 a Savona, residente al n. 3/6, piazza Leon Pancaldo, Savona, spedizioniere, comproprietario dell’agenzia marittima Musso & Marcucci di Savona, commissario del porto di Savona e membro del CLN di Savona;

Matteo Maranzana, di Andrea e Antonietta Segala, nato il 19 marzo 1894 a Genova ed ivi residente in via Marco Polo n° 12/5, ingegnere navale e comproprietario con Augusto Rolland di un negozio di vendita e acquisto macchinari in via san Luca 2 a Genova;

Renzo Bargiacchi fu Francesco e fu Aurelia Tognelli, nato il 7 dicembre 1892 a Pistoia, residente al n. 3, di via Tommaso alla Spezia, industriale.

Sono stati ricevuti dal commissario Alberto Perego (di Giovan Battista e Malvina Ricci), nato il 2 marzo 1913 a Genova) a cui hanno detto che la “Fede” era stata allestita come nave passeggeri su richiesta degli Alleati.

Hanno anche riferito che l’imbarcazione doveva trasportare alcuni rifugiati che dovevano arrivare quella stessa notte alla Spezia.

I rifugiati sarebbero stati trasportati da autocarri alleati e scortati dalla Polizia Militare americana.

Alle 01.45 del 4 aprile 1946 alcuni poliziotti e guardie di Finanza fermarono una jeep in cui c’era un sergente inglese e un ufficiale, con indosso un cappotto di pelle in dotazione alle truppe americane. Quest’ultimo ha detto che era un maggiore dell’esercito degli Stati Uniti, e che aveva il permesso per la partenza della nave.

Il capitano, incaricato della pattuglia, ha chiesto i documenti di identificazione ai due militari, nonché i permessi d’imbarco per i rifugiati, aggiungendo come stratagemma, che dovevano avvertire del fatto la polizia militare di Livorno che sarebbe arrivata a breve.

Sentendo questo, “i due soldati alleati” entrarono nella jeep allontanandosi immediatamente, nonostante l’ordine di fermarsi e lo sparo di alcuni colpi di mitra in aria. Una pattuglia della Questura, mandata subito dopo alla ricerca della jeep, ha incontrato nei pressi di Sarzana una colonna di 37 camion Dodge della brigata ebraica con circa 1000 ebrei polacchi di entrambi i sessi. I membri della Brigata (che dovevano essere trasferiti da Udine a Capua) non hanno voluto rivelare dove erano stati caricati gli ebrei. Si ritiene, tuttavia, che provenissero da Brescia. Tutti i membri del convoglio, così come i due soldati che viaggiavano sulla jeep, furono scortati alla Questura della Spezia.

Per ordine dell’85ª sezione del Port Security la colonna motorizzata è stata lasciata proseguire nello stesso giorno per Capua, mentre i profughi sono stati provvisoriamente imbarcati a bordo della “Fede”, tenuto sotto stretta sorveglianza della polizia e nutriti con i generi alimentari trovati a bordo della nave.

Musso, Maranzana e Bargiacchi sono stati sottoposti ad interrogatorio da parte di agenti e funzionari alleati presso la Questura della Spezia e, successivamente, tradotti al carcere della Spezia, dove sono ancora trattenuti a disposizione delle autorità alleate.

Musso ha dichiarato che proprietaria della nave “Fede” è la signora Daccò, che vive in piazza Giulio Cesare a Milano e il suo agente è Andrea Marcucci (dell’agenzia marittima Musso & Marcucci). L’imbarcazione è stata costruita dai fratelli Serra di Savona nel loro cantiere di Cervo Ligure (provincia di Imperia).

La sua capacità di carico è di 800 tonnellate e la velocità è di 7,5 miglia (italiane) all’ora.

Secondo la dichiarazione di Musso, la nave era stata inviata alla Spezia per l’installazione di attrezzature idrauliche e sanitarie, macchine ausiliarie, ecc., perché i lavori non potevano essere eseguite a Oneglia, dove erano stati istallati solo i raccordi preliminari degli impianti.

Musso ha detto anche che un certo Mayer, forse nativo di Trieste, un giorno chiamò il suo ufficio e lo informò che, in seguito agli accordi presi con la signora Daccò, la “Fede” doveva essere utilizzato per il trasporto di profughi ebrei verso la Palestina. Mayer assicurò Musso che il viaggio era stato autorizzato da funzionari americani e che nessun fascista era incluso tra i passeggeri. Mayer aggiunse che gli ebrei erano ex internati dei campi di concentramento tedeschi.

L’ing. Mario Pasina (o Pavini) [Si tratta dell’ing. Mario Pavia che ha collaborato con l’ing. Gualtiero Morpurgo – sono sicura perché Gualtiero e sua moglie Linda erano due miei cari amici – nota MLE] era il responsabile per la trasformazione del vascello a nave passeggeri. Il materiale necessario era stato portato alla Spezia da camion degli alleati. Nel suo ruolo di spedizioniere Musso si era procurato i permessi di navigazione verso Porto Empedocle e Ancona. Musso ha anche affermato che non sapeva che tipo di accordi erano stati presi tra la signora Daccò e Mayer.

Maranzana ha dichiarato di essere stato incaricato da Mayer per l’istallazione di macchinari a bordo della “Fe-de” e che incontrò la sig.ra Daccò a Milano. Dal momento che era impossibile realizzare i lavori a Oneglia, Maranzana, d’accordo con Bargiacchi, ha organizzato il trasferimento dell’imbarcazione alla Spezia (24 marzo 1946).

Sono stati installati accessori per l’alloggio dei passeggeri sotto la supervisione del-l’ing. Mario, di cui non conosceva il cognome.

Maranzana affermò che, quando sentì che la nave doveva essere usata per il trasporto di ebrei verso la Palestina, al momento non fece alcuna obiezione perché non aveva nulla in contrario e poi perché, in fondo, si sentiva solidale con gli ebrei.

Bargiacchi da parte sua ha dichiarato di essere stato incaricato da Maranzana per l’installazione dei motori e di tutto il resto a bordo della “Fede” e che non conosceva chi fosse il proprietario della nave. Il materiale necessario per i lavori di trasformazione era stato trasportato da motocarri degli alleati e non sapeva che la nave sarebbe stata utilizzata per il trasporto degli ebrei.

Va notato che Musso e Maranzana sono responsabili per lavori simili a quelli eseguiti sulla “Fede” in un’al-tra nave, la motonave “Fenice”, che attualmente è ormeggiata a Cadimare (La Spezia) e sorvegliata dalla polizia della Spezia. (Titolare della “Fenice” è Giuseppe Ansaldo, nato nel 1912 a Genova, e lo spedizioniere è Giacomo Bonino, fu Carlo, con uffici al n. 57 (rosso), Via Sottoripa, Genova).

Al comandante della “Fede” Ugo Faridone, nato nel 1899 a Lerici, e ai seguenti 11 membri dell’equipaggio, è stato impartito ordine assoluto di non lasciare la nave:

Attilio Leppi, 1° ufficiale, nato nel 1891,

Guido Galli, capo macchinista, nato nel 1894,

Giuseppe Paschetti, macchinista, nato nel 1897,

Lorenzo Giordano, nostromo, nato nel 1897,

Giovanni Vianello, cuoco, nato nel 1898,

Nazzareno Gregorio, marinaio, nato nel 1907,

Michele Mannella, marinaio, nato nel 1909,

Gabriele Spigno, marinaio, nato nel 1912,

Romualdo Gandolfo marinaio, nato nel 1917,

Carlo Dulbecco, marinaio, nato nel 1921,

Renato Rolla, marinaio, nato nel 1906.

Con riferimento al tentativo di espatrio dei 1.014 ebrei polacchi alla Spezia per mezzo della “Fede”, è stato accertato (23 aprile) che:

A) Il materiale necessario per allestire gli ormeggi è stato portato al molo dai camionisti alleati durante il periodo 25-30 marzo 1946. Il cibo (anche trasportato dai camion alleati) è stato stoccato nel magazzino dell’agenzia marittima Bargiacchi, situata nelle vicinanze del molo “Pirelli” e addetti del magazzino hanno rilasciato le ricevute per il materiale depositato in custodia a un certo Bergmann.

Ad eccezione del cibo trovato a bordo della “Fede”, tutte le derrate trovate nei locali di Bargiacchi (com-presi prodotti alimentari, benzina, ecc.) sono stati sequestrati e portati a Genova l’8 aprile 1946 da camion inglesi.

B) Giuseppe Musso al capitano comandante della Regia Guardia di Finanza della Spezia, in un primo momento ha asserito di non aver nulla a che fare con il lavoro svolto a bordo della “Fede”, poi ha ammesso il suo coinvolgimento, a seguito delle reiterate richieste di un certo Mayer, solo quando gli ha mostrato una lettera di un noto personaggio politico italiano (il cui nome non ha voluto rivelare), chiedendo che l’allestimento della “Fede” fosse portato a termine ad ogni costo. Musso ha ammesso di aver ricevuto da Mayer un milione di lire in assegni della Banca Credito Italiano. La somma era stata quasi interamente utilizzata.

C) Renzo Bargiacchi ha dichiarato di aver speso circa 800.000 lire per lavori a bordo della “Fede” e che ha poi ricevuto 500.000 lire da Musso tramite Maranzana. La “Fede” fu comprata per soli 50 milioni di lire.

D) Il comandante Ugo Faridone (fu Angelo e fu Caterina Colotto, nato il 31 marzo 1899 a Lerici, dove vive al n. 2 di via Matteotti), è stato assunto dall’agente marittimo Marcucci nel febbraio 1946 e prese il comando della nave a Oneglia il 21 marzo 1946.

E) Lo spedizioniere Silvestro Belledonne (fu Francesco e fu Clotilde Girardengo, nato il 3 settembre 1890 alla Spezia, dove vive al n. 1 di via Massimo d’Azeglio) è stato incaricato da Marcucci delle pratiche doganali con l’autorità portuale della Spezia.

F) L’8 aprile 1946, la Questura della Spezia ha arrestato un ebreo polacco, Joseph Grunbaum (di Sigraum, nato il 30 luglio 1920 a Lodz), che era arrivato da Genova su un’automobile di proprietà di un certo Enrico Levi, originario di Padova. L’automobile aveva il numero di targa PD 18884. Grunbaum ha dichiarato di aver accompagnato due ragazze alla Spezia (di cui non conosceva il nome), a seguito dell’incarico da parte del suo datore di lavoro (Levi) che gli aveva ordinato di prendere l’automobile a Genova per alcune riparazioni. Grunbaum ha preso alloggio all’hotel “San Giorgio”. Nonostante le sue smentite si crede che sia collegato con il tentativo della partenza clandestina degli ebrei. Il 9 aprile 1946 Grunbaum, Musso, Maranzana, Renzo Bargiacchi e suo figlio Giorgio (nato il 2 gennaio 1923 alla Spezia), appena rilasciati sono stati fermati e arrestati a Genova dagli ufficiali alleati.

Nel frattempo sulla nave “Fede” gli ebrei tenuti in segregazione a bordo avevano preso alcune parti vitali dai motori perché avevano sentito dire che sarebbero stati trasferiti a Chiavari: le ridaranno indietro solo se alla barca sarà permesso di navigare verso la Palestina. A titolo precauzionale anche i funzionari portuali avevano tolto diverse parti dei motori a bordo della "Fede" per timore che i passeggeri avessero potuto salpare da soli.
Il morale a bordo della “Fede” è molto basso per le difficoltà incontrate dai profughi per andare in Palestina. Da tre giorni sono in sciopero della fame. Un medico inviato dalla Questura della Spezia ha riferito che ci sono molti ebrei gravemente malati a bordo della nave, e che lo sciopero della fame potrebbe peggiorare le loro condizioni. Gli ebrei hanno dichiarato che non vogliono che nessun membro della polizia salga a bordo. Vogliono parlare solo con ufficiali inglesi.
Il 10 aprile 1946 Harold Laski, leader del Labor Party inglese è salito a bordo della "Fede" e, dopo aver sentito le richieste degli ebrei, ha promesso che avrebbe informato il governo britannico della loro situazione”.
 

Documento della C.I.A of USA

La CIA spiava, la stampa diceva

Da IL SECOLO XIX del 5 aprile 1946

Un migliaio di ebrei misteriosi tenta di salpare da La Spezia

La Spezia, 4 aprile

La notte scorsa verso l’1.30, probabilmente in seguito a precedenti sospetti e indagini, la polizia fermava a Sarzana una autocolonna di 37 macchine americane guidate da soldati in divisa inglese col distintivo «R.S.S.C. Palestine» che si stavano dirigendo verso La Spezia.

Nello stesso tempo al molo Pirelli giungeva una jeep con a bordo due sottufficiali inglesi che con dei pretesti si intrattenevano coi militari di guardia. Dagli autocarri (tutti Dodge americani con indicazioni militari e con sulle portiere una stella israelita cancellata a vernice di recente) scendevano gruppi di uomini e di donne dal linguaggio incomprensibile, muti e scontrosi con gli estranei. Dal primo calcolo approssimativo furono considerate un migliaio di persone.

Provvisoriamente quello strano gregge venne concentrato sulla piazza dei Caduti di Sarzana, ma alle prime luci del giorno, per non intralciare il traffico fu deciso di spostare il concentramento al molo dal quale avrebbe dovuto avvenire l’imbarco sul motoveliero «Fede» di Savona, senza bandiera, per quella che ora si presume una fuga clandestina in Palestina.

Sulla loro provenienza solo chiacchiere: chi dice «Campi dí concentramento di Mathausen o di Buckenwald», chi dice: «Fuggiti dalla Polonia». Certo si è che essi hanno già fatto l’abitudine alla promiscuità.

Alcuni uomini poi hanno tatuato sul braccio il nome di un noto campo di concentramento e alcune donne sul braccio destro hanno tatuato in tedesco: «Solo per gli ufficiali». Intanto queste sono le ultime notizie fino alla mezzanotte: i «mille» sono stati fatti salire a bordo perché passassero la notte nelle belle cuccette della «Fede» ex carboniera di 750 tonnellate: la guardia naturalmente è stata rinforzata.

Sopra Articoli de Il secoloXIX cronaca della Spezia dell’aprile 1946

(da Ameglia Informa di maggio 2018)

Una testimonianza vivente: La dichiarazione di Aldo Biso (nella foto sotto) classe 1929

“Nella primavera del 1946 avevo sedici anni ed abitavo tra il Canaletto e Fossamastra e da lì vedevo il molo Pirelli dove, da un certo giorno, una gran moltitudine di gente aveva iniziato a raccogliersi: prevalentemente erano donne; tutti erano accampati alla bell’e meglio e abbigliati miseramente. In giro si diceva che erano un migliaio di ebrei sopravvissuti ai campi di concentramento nazisti e in viaggio per la Palestina.

Non potevamo avvicinarci al molo perché la polizia presidiava la zona ma per soddisfare ugualmente la mia curiosità decisi, assieme al mio amico Vittorio Cardini, di avvicinarmi via mare con la mia barca a remi. Arrivati proprio sotto il molo e girandovi attorno vedemmo queste persone che ci salutavano e poi con una mano tiravano su la manica e ci mostravano un tatuaggio con dei numeri. Erano persone giovani, ma non abbiamo visto dei bambini. Noi salutavamo ma non capivamo, all’epoca, il significato di quei tatuaggi né comprendevamo il loro linguaggio. Sulla stessa banchina c’era attraccato un motoveliero e sapevamo da mio padre Duilio che il suo amico e collega di lavoro Renzo Bargiacchi stava allestendo, nella sua officina, dei letti a castello da montare su quella nave.

Mio papà aveva un’officina meccanica e, per i suoi lavori, si appoggiava spesso a Renzo Bargiacchi che lavorava anche lui per l’Arsenale della Marina. Non ho visto la partenza degli ebrei e poco tempo dopo la notizia venne dimenticata.

Non ricordo di mobilitazioni a sostegno degli ebrei. In quel periodo ne avevamo viste di tutti i colori: bombardamenti, rastrellamenti e la popolazione era veramente stremata. Questa vicenda mi sembra sia stata gestita alla chetichella anche da parte delle Autorità che forse volevano tenerla segreta.

Io l’ho saputo solo perché abitavo nelle vicinanze del molo Pirelli ma, nelle altre parti della città distrutta dai bombardamenti, la gente cercava di riorganizzarsi e non penso si sia quasi accorta di questo episodio che è stato messo in evidenza solo in seguito”.                        

Sandro Fascinelli

Aldo Biso è deceduto il 27 luglio 2021 S.F.

Si trascrive di seguito l’articolo in data 30 luglio 2021 su La Nazione della Spezia:

Amava sfrecciare con la sua moto in gioventù, negli anni Cinquanta. Aldo Biso aveva vinto ben trenta corse in sella, di cui una pure nella sua Lerici. Se ne è andato la mattina di mercoledì l’imprenditore lericino in pensione, ex noto pilota delle due ruote di molto tempo fa. Aveva 91 anni Aldo, un grande campione sulla motocicletta con i Team Parilla e Mondial, su moto epiche come Rumi e Alpino nelle cilindrate 125 e 175. Tra i vari eventi e prestazioni da ricordare, c’è una sua eccezionale Milano-Taranto, quando però si ritirò mentre era in testa e una vittoria in una tappa del Campionato italiano, battendo il titolato leader, con una moto non ufficiale. “Quando ero giovane e lavoravo nei cantieri – afferma il popolare plurititolato Roberto Gallina del Team Gallina – correvamo tutti fuori su viale San Bartolomeo per vedere passare Biso, sentivamo da lontano quelle marmitte un po’ rumorose”. Dopo la carriera da centauro, Biso aprì un’azienda nel 1970 a Pisa specializzata nell’allestimento e l’arredamento di negozi, trasferendo poi la sede ad Ameglia dieci anni più tardi, andando a vivere lui stesso nella località della Val di Magra. Biso era anche un grande collezionista di armi, fra pistole della polizia americana, fucili e mitra, che ora, tra l’altro, sono in vendita. Lascia l’amata moglie Carlina e gli figli Marco e Cristiana ai quali rivolgiamo le nostre più sentite condoglianze.

Marco Magi