(da Ameglia Informa di febbraio 2022)

Certe notizie scaldano il cuore: don Luca Palei, parroco di San Giovanni nel cuore storico della Spezia, e anche direttore della Caritas diocesana della Spezia è stato proclamato personaggio dell’anno 2021, nel sondaggio promosso tra i suoi lettori, dal quotidiano La Nazione, superando attori, sportivi e cantanti di alto calibro e tra i personaggi in lizza c’era anche il sommo poeta Dante (foto sotto).

Locandina del sondaggio de La Nazione per il personaggio dell’anno 2021

Quest’anno hanno vinto la solidarietà e la misericordia.

Don Luca ha al suo seguito centinaia di volontari presenti giornalmente sul territorio, che distribuiscono oltre mille pasti al giorno a chi non riesce più a tirare avanti, con oltre 21.000 persone aiutate fisicamente e psi-cologicamente ogni anno. Noi di Ameglia Informa lo abbiamo intervistato per farvelo conoscere:

D.: Don Luca com’è arrivato a dirigere la Caritas diocesana della Spezia?

R.: È stato un incontro provvidenziale: ero a Càssego (Varese Ligure) verso la fine del 2010 al ritrovo annuale dei sacerdoti quando, dopo la Messa, fui convocato dal vescovo monsignor Francesco Moraglia che mi diede questo incarico. Mi disse semplicemente: “Ti occuperai della Caritas diocesana”.

Rimasi senza parole, ma mi fece molto piacere. Entrai in servizio come direttore l’11 febbraio 2011, il giorno della celebrazione della Beata Maria Vergine di Lourdes.

D.: Come affrontate la situazione dei nuovi poveri a causa del Covid? Avete difficoltà ad aiutare tutti?

R.: La pandemia ha portato a un aggravio di richieste in tutti i profili dei nostri servizi. La problematica prin-cipale verte verso quella alimentare e per le famiglie. C’è la necessità di un sostegno per gli affitti, per le spese scolastiche, per i bisogni nella conduzione della vita di tutti i giorni.

Grazie ai volontari della zona, abbiamo potuto offrire un servizio a domicilio per la spesa e per i farmaci. Abbiamo attivato un numero verde “dedicato” a disposizione di tutti.

Cerchiamo di essere capillari sul territorio e, se ognuno farà la sua parte, ci riusciremo; intanto proviamo ad aiutare tutti quelli che ci chiedono sostegno.

D.: Secondo la sua esperienza, in che proporzione gli assistiti si avvicinano anche alla fede?

R.: Ci sono persone che vengono da noi per i servizi diocesani e quelli parrocchiali, alcuni si soffermano prima o dopo l’attesa dell’aiuto che possiamo dargli, ma è solo per la funzionalità della richiesta. Altri, vengono con costanza nella mia parrocchia, il sabato mattina per stare con il Signore. C’è chi​ confida nel buon Dio con le richieste sulla propria salute o per la risoluzione del proprio stato d’indigenza.

Le persone che sono presenti nel dormitorio spesso sono partecipi alla Messa; non vivono quel momento solo per far presenza, ma cercano un incontro con Dio, che non ritengono colpevole della loro situazione ma al quale chiedono auto per poterla risolvere. C’è però anche qualcuno che lo considera responsabile del proprio disagio, mentre altri affrontano la loro povertà per avvicinarsi alla fede.

D.: I senzatetto che possiedono un cane possono essere accolti nelle vostre strutture della Caritas?

R.: Il nuovo dormitorio che stiamo realizzando nell’ala est della Cittadella della Pace di Pegazzano, avrà anche uno spazio esterno che funge da buffer zone, prima d’entrare nella struttura vera e propria.

L’intenzione sarebbe quella di posizionare all’esterno, in un luogo protetto e coperto, dei box per le bestiole, compagne di vita dei nostri amici clochard.

D.: Com’è organizzata la Caritas diocesana? Esiste come per gli ospedali un punto di prima accoglienza per smistare le varie necessità?

R.: La Caritas diocesana è un ufficio pastorale della diocesi e, per suo statuto, può servirsi di enti gestori; nel nostro caso ci sono delle associazioni come La Piccola Matita, La Casa sulla Roccia, il Centro d’ascolto Caritas.

È come un arcipelago, con una capitale e, all’interno, tante strutture che fanno parte di questa fitta rete di prossimità e di carità su tutto il territorio provinciale, necessarie per rispondere ai bisogni più disparati delle persone fragili e per dare un segno di speranza e di solidarietà.

D.: Sono tanti i servizi offerti dalla Caritas diocesana, molti di più di quanto si potrebbe immaginare. Ci illustra il funzionamento dei Centri di ascolto?

R.: Come per gli ospedali anche noi abbiamo un punto d’accoglienza che per definizione in ogni altra simile realtà diocesana è denominato “Centro d’ascolto Caritas”. È il cuore pulsante, lo sportello sulla strada: chiunque entri lo fa per esporre le proprie necessità e bisogni; da lì viene attivata la richiesta di aiuto. All’interno di questa zona, c’è il dormitorio e tutte le strutture che sono necessarie per dare concretezza all’incontro appena avvenuto. È un ascolto complessivo, per aiutare ad aprirsi e riuscire così a trovare qualcuno che dia conforto e solidarietà con il cuore in mano.

In ogni caso ogni nostra struttura e parrocchia presente sul nostro territorio è un punto di ascolto. Ogni parroco è a disposizione per ascoltare e aiutare.

D.: E degli Empori cosa ci dice? 

R.: Gli Empori fungono come mini market, tramite una card a punti che viene redatta per poter permettere la spesa. Una commissione decide quanti punti andranno caricati in ogni tessera, in base alla situazione di ogni persona, a valutazioni sociali e all’Isee. Ogni mese gli utenti potranno acquistare tramite la card, passandola alla cassa, dei beni di prima necessità. In tempi di Covid-19 lo stesso servizio è stato effettuato a domicilio.

Un grazie speciale va alla Fondazione Carispezia, che ha da sempre promosso concretamente l’Empo-rio, insieme ai Comuni e ai Distretti con i quali collaboriamo.

D.: Cos’è la Casa sulla Roccia?

R.: È una comunità educativa assistenziale (CEA) che trae origine dal vangelo di Matteo, dove il Signore mostra la differenza tra la casa sulla roccia e quella sulla sabbia. La roccia è Cristo. La dimora per un credente, rappresenta la propria vita, il proprio cammino: se si fonda sulla roccia ha fortezza e capacità di resistere anche agli assalti delle intemperie. Sulla sabbia, al contrario, sarebbe più fragile; in termini umani la casa edificata sulla sabbia rappresenta la totale assenza di valori e di energie. La Casa sulla Roccia è segno di speranza e di fortezza, come una luce per i nostri cari ospiti minori che hanno avuto tante situazioni difficili. Un auspicio per loro di ritrovare fiducia in se stessi e nella vita.

D.: Come sono organizzati i Centri di accoglienza straordinari?

R.: Si tratta dei CAS, gestiti in comunione con la Prefettura e il Ministero degli Interni. Sono spazi che vengono adibiti per accogliere persone che provengono da sbarchi e chiedono asilo attraverso le procedure previste. Vengono accolti nelle nostre case, gestite da un responsabile e da operatori che trascorrono tutto il tempo con loro. Attraverso persone qualificate e psicologi, si cerca di rimarginare le loro ferite, di farli studiare e dar loro la possibilità d’inte-grarsi nella nostra società.

D.: Cos’è la locanda Il Samaritano?

R.: È nell’ambito dell’Area Accoglienza Ascolto e rappresenta il dormitorio diocesano. Attualmente attivo presso lo stadio Montagna, in attesa che nell’ala est della Cittadella della Pace di Pegazzano siano terminati i lavori. È un’impresa molto impegnativa dal punto di vista economico, abbiamo trovato aiuti provvidenziali ma ne servono ancora tanti con un appello per chi ci vuole sostenere.

Attualmente sono 20 moduli abitativi, composti ognuno da stanza e bagno. Sono tutti impegnati ma cerchiamo sempre di aiutare tutti quelli che bussano alla nostra porta.

La definizione “La locanda Il Samaritano” nasce dall’esperienza di quel poverello che era per strada e non trovò nessuno che si fermasse se non un Samaritano, uno straniero, che si chinò e, come dice il Vangelo, se ne prese cura. Lo portò nella locanda e si offrì per coprire qualsiasi spesa gli fosse stata necessaria.

L’intervista a don Luca finisce qui, lo ringraziamo per tutte le belle cose che ci ha menzionato. In un momento così delicato, ci fa ben sperare che le nuove generazioni saranno più misericordiose e caritatevoli.

Luisa Fascinelli