(da Ameglia Informa di settembre 2023)

La copertina di Valentina Allegri su The Spezziner e la descrizione dell’autrice

Ho scelto di dedicare una delle mie tre illustrazioni, realizzate per The Spezziner, al nostro amato Spezia Calcio.
Questa squadra rappresenta l’orgoglio e l’identità della nostra città, suscitando emozioni, speranze e vittorie che risuonano nei cuori dei tifosi di ogni età.

Con questa illustrazione, ho cercato di catturare l’anima di questa connessione, ritraendo lo stadio Alberto Picco, un luogo intriso di storia e significato per gli appassionati di calcio Spezzini. Questo stadio è più di un semplice impianto sportivo; è un luogo dove le emozioni si intrecciano con la storia, un punto di ritrovo delle generazioni per celebrare vittorie esaltanti e condividere momenti di gioia.
Nell’illustrazione, ho anche voluto omaggiare Alberto Picco, raffigurandolo come calciatore di fronte allo stadio a lui dedicato con il mio redesign della divisa ufficiale. Dietro di lui, si innalzano sullo stadio un tripudio di coriandoli e festoni, simboli di buon auspicio per la nostra squadra di casa, il tutto sotto lo sguardo vigile dell’iconica aquila.
L’illustrazione cattura l’essenza della profonda unione tra la comunità e lo Spezia Calcio, celebrando la sua storia, la passione e la speranza che circondano la squadra.”
Valentina Allegri

L’articolo di Alberto Scaramuccia

Capita a volte che per problemi logistici lo Spezia sia costretto a giocare qualche partita casalinga lontano dalle mura domestiche di viale Fieschi, dallo stadio delle bianche aquile che fu inaugurato nel 1932, anche se le due monumentali figure di atleti che sovrastano l’arco dell’ingresso, opera dello scultore spezzino Enrico Carmassi, furono aggiunte successivamente.

L’impianto stadio venne giustamente intitolato ad Alberto Picco (foto sopra), classe 1894, Medaglia d’Oro al Valor Militare per motu proprio di Re Vittorio Emanuele III.

L’Alberto fu il capitano dello Spezia nella prima partita ufficiale disputata dalle Aquile. Successe sabato 20 gennaio 1912 nel campo allestito in Piazza d’Armi. L’avversario era la Virtus Juventusque di Livorno e il capitano di quella prima formazione bianca era un diciassettenne che giocava al centro dell’attacco. Non lo definivano ancora punta ma forward: essendo il football un prodotto inglese, gli anglicismi la facevano da padroni anche nella denominazione dei ruoli.

La cronaca dell’incontro è spigliata, disinvolta, allegra. Dentro non ci trovi nozioni di tattica né lezioni di alta strategia calcistica. Ci leggi solo la voglia che hanno quei ragazzi di darci dentro correndo nel fango per contrastare i focosi livornesi spesso brutali nei loro tackles.

Non saprei dire quanto la cronaca sia stata imparziale ma è bello leggerla perché sentiamo i primi vagiti di un linguaggio che sta nascendo. Supplisce alla mancanza di fondamentali la vivacità della cronaca il cui entusiasmo fa ben intuire le fortune di cui godrà il calcio.

L’Alberto porta la fascia e al quarto d’ora la mette dentro sfruttando il passaggio al centro dell’ala scesa veloce sulla sinistra: gol classico, da attaccante di razza. Poi ne facciamo un altro ma i labronici ci dan dentro e raggiungono la parità. Per la cronaca nostrana, un po’ fortunosamente.

Poi l’Italia entra nella prima guerra mondiale.

Il ragionier Alberto Picco, sottotenente degli Alpini, cade per la conquista del Monte Nero, vetta delle Alpi Giulie che sovrasta Caporetto. Si era scagliato baionetta innestata contro un’unità di Ungheresi.

Era il 16 giugno 1915, 28 giorni dopo avrebbe raggiunto la maggiore età.

Al capitano degli aquilotti furono spezzate le ali ma la sua memoria continua a volare. Nel tifo per le aquile bianche ma non solo.

Le stagioni di Giacomo, libro di Mario Rigoni Stern del 1995, ricorda il fatto del Tenente Picco e degli alpini del battaglione Exiles che assaltano alla baionetta il Monte Nero.

Il refuso non inficia la memoria del gesto del nostro Capitano che resta nei racconti della gente dell’altopiano di Asiago.

L’Alberto non lo ricordiamo solo noi.

Alberto Scaramuccia