(da Ameglia Informa di maggio 2025)

Ultima benedizione di Papa Francesco il giorno di Pasqua 2025

Questa mattina, 21 aprile 2025, Papa Francesco è tornato alla Casa del Padre. Il decesso è avvenuto nel suo appartamento presso la Domus Santa Marta. Il cardinale Kevin Joseph Farrell, camerlengo di Santa Romana Chiesa, ha annunciato con dolore la morte del Pontefice con queste parole: “Carissimi fratelli e sorelle, con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro Santo Padre Francesco. Alle ore 7:35 di questa mattina il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla Casa del Padre.

La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della Sua chiesa. Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio ed amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri e emarginati. Con immensa gratitudine per il suo esempio di vero discepolo del Signore Gesù, raccomandiamo l’anima di Papa Francesco all’infinito amore misericordioso di Dio Uno e Trino”.                  Da Vatican News

Maggio è da sempre il mese dedicato a Maria, la Madre di Gesù.

L’amore di Papa Francesco alla Madonna ci deve insegnare a conoscerla meglio, a desiderarla di più nella nostra anima e guardare a Lei per la vita eterna.

Papa Francesco ci ha insegnato a tenerla sempre presente nella nostra vita come guida, come aiuto come nostra fine.

Tutti lo ricordiamo come, prima dei viaggi apostolici, con il suo mazzo di fiori bianchi, andasse alla basilica di S. Maria Maggiore (foto sopra a destra) per invocarla come aiuto e missionaria nella sua opera di evangelizzazione e sostegno verso tutti i bisognosi di ogni bene e, come al ritorno da ogni viaggio, a relazionare e a ringraziare, per quanto Maria aveva realizzato per mezzo di lui e per la vita ecclesiale.

Papa Francesco non faceva nulla senza Maria, anche dopo le dimissioni dal Gemelli volle passare dalla antica basilica mariana per ringraziare la Madonna per il ritorno a casa e poter continuare così la sua opera apostolica.

Ma non si va da una Signora senza un segno concreto, senza il suo mazzolino di fiori bianchi, o forse per insegnare a noi che Maria non è una entità astratta ma una persona viva ed operante con noi per il bene nostro e di quanti possiamo raggiungere con il nostro amore.

Scrive Papa Francesco nel suo testamento:

Chiedo che le mie spoglie mortali riposino aspettando il giorno della risurrezione nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore”, si legge ancora: “Chiedo che la mia tomba sia preparata nel loculo della navata laterale tra la Cappella Paolina (Cappel-la della Salus Populi Romani) e la Cappella Sforza della suddetta Basilica Papale”.

E ancora: “Il sepolcro deve essere nella terra; semplice, senza particolare decoro e con l’unica iscrizione: Franciscus”.

Questa sua estrema volontà di essere sepolto nella basilica di Santa Maria maggiore è  ancora segno della sua fede. È per Lui come ritornare o andare alla casa della Mamma, sicuro che dove è Lei c’è il Figlio Gesù con il Padre e lo Spirito Santo.

L’ icona della Beata Vergine Maria col Bambino è segno della presenza dell’immagine scritta nella preghiera dall’autore secondo la tradizione dall’Evangelista Luca. Oltre all’affetto all’icona di Santa Maria Maggiore il Papa ha cara un’altra immagine: la Madonna che scioglie i nodi.

Il Papa ha voluto fosse esposta nella sala dove svolgeva le sue udienze, soprattutto private, affinché la Beata Vergine lo aiutasse a sciogliere i nodi per far ritrovare la libertà e la fraternità nella condivisione nell’amore fraterno.

È un invito a tutti per recitare i misteri del santo rosario nella speranza di sgranare i chicchi della Coroncina nella ricerca di sciogliere i nodi che alterano i rapporti con i fratelli cristiani e no.

Don Cesare Giani

Papa Francesco: un Pastore che ha toccato i cuori.

Papa Francesco dieci anni prima (20 ottobre 2015)

Dopo il suo ritorno alla Casa del Padre, la figura di Papa Francesco rimane viva nei cuori dei fedeli di tutto il mondo. Non solo per i suoi gesti simbolici o per le sue parole forti, ma anche per l’umanità con cui ha saputo incarnare il ruolo di Vescovo di Roma, successore di Pietro e guida della Chiesa universale. Come non ricordare il suo affacciarsi alla loggia di San Pietro, appena eletto papa, con quel suo sorriso paterno e quelle prime parole cariche di umiltà: “Fratelli e sorelle, buonasera“. Un saluto che conteneva già tutto il senso del suo pontificato: prossimità, ascolto e amore per ogni figlio di Dio.

Papa Francesco ha riportato al centro del messaggio cristiano l’essenziale: l’incontro personale con Cristo. La sua visione della Chiesa è quella di un “ospedale da campo”, un luogo in cui si curano le ferite, in cui si accoglie chi è smarrito, chi è ferito nel corpo o nello spirito. Non una Chiesa chiusa nelle sue certezze, ma una comunità viva, in uscita, che porta il Vangelo là dove c’è più bisogno; una fede viva, concreta, vissuta nella quotidianità e segnata dall’amore per il prossimo. Ha mostrato una Chiesa che non teme di “uscire” da sé stessa, che abbandona il centro per andare verso le periferie esistenziali, là dove la vita è più ferita.

La sua era una pastorale del cuore: fatta di gesti semplici, parole accessibili, carezze spirituali. Il suo modo di parlare e di incontrare le persone ha toccato anche chi si sentiva lontano dalla Chiesa. Ha saputo far sentire a casa i poveri, gli emarginati, i malati e tutti coloro che spesso non trovano posto nella società.

È stato il Papa della misericordia. Con il Giubileo straordinario del 2016 ha invitato tutta la Chiesa a riscoprire il volto misericordioso del Padre, capace di perdonare senza stancarsi mai. In ogni occasione ha ricordato che nessuno è escluso dall’abbraccio di Dio, e che ogni persona porta in sé una dignità inviolabile.

Papa Francesco ha promosso un modo nuovo di essere Chiesa: più sinodale, più partecipativa. Ha insistito sul “camminare insieme” come stile ecclesiale, dove tutti – vescovi, sacerdoti, religiosi e laici – sono chiamati a condividere responsabilità e discernimento. Con la sua semplicità ha costruito ponti, anche nei contesti internazionali più complessi. È stato voce dei senza voce, profeta della giustizia, annunciatore instancabile della speranza.

Ora che non è più tra noi, tuttavia, l’eredità di Papa Francesco non si spegne. È un’eredità viva, che interpella la Chiesa a non dimenticare il sapore dell’incontro, la bellezza dell’umiltà, il potere rivoluzionario della tenerezza. In questo tempo di silenzio e di memoria, la sua voce continua a risuonare: “Non lasciamoci rubare la speranza“.

Don Roberto Poletti
 

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